mercoledì 30 settembre 2015
martedì 29 settembre 2015
sabato 26 settembre 2015
Benedetto sia ’l giorno, e ’l mese, e l’anno
Benedetto sia ’l giorno, e ’l
mese, e l’anno,
e la stagione, e ’l tempo, e l’ora, e ’l punto,
e ’l bel paese, e ’l loco ov’io fui giunto
da’ duo begli occhi che legato m’hanno;
5e benedetto il primo dolce affanno
ch’i’ebbi ad esser con Amor congiunto,
e l’arco, e le saette ond’i' fui punto,
e le piaghe che ’nfin al cor mi vanno.
Benedette le voci tante ch’io
10chiamando il nome de mia donna ho sparte,
e i sospiri, e le lagrime, e ’l desio;
e benedette sian tutte le carte
ov’io fama l’acquisto, e ’l pensier mio,
ch’è sol di lei, sì ch’altra non v’ha parte.
e la stagione, e ’l tempo, e l’ora, e ’l punto,
e ’l bel paese, e ’l loco ov’io fui giunto
da’ duo begli occhi che legato m’hanno;
5e benedetto il primo dolce affanno
ch’i’ebbi ad esser con Amor congiunto,
e l’arco, e le saette ond’i' fui punto,
e le piaghe che ’nfin al cor mi vanno.
Benedette le voci tante ch’io
10chiamando il nome de mia donna ho sparte,
e i sospiri, e le lagrime, e ’l desio;
e benedette sian tutte le carte
ov’io fama l’acquisto, e ’l pensier mio,
ch’è sol di lei, sì ch’altra non v’ha parte.
PARAFRASI
Sia
benedetto il giorno, il mese e l'anno
Sia
benedetto il giorno, il mese e l'anno,
e
siano benedette le stagioni, il tempo, le ore e le strade,
e
sia benedetto il bel paese, che è il luogo dove io
fui
condotto da due bei occhi che mi hanno innamorato;
e
sia benedetto l'amore carnale
che
conobbi quando mi innamorai,
e
sia benedetto l'arco e le saette di cupido da cui fui colpito,
e
le ferite d'amore che mi arrivano al cuore.
Siano
benedette le tante voci che ho sparso in tutte
le
direzioni chiamando il nome della mia donna,
e
siano benedetti i sospiri, le lacrime e il desiderio d'amore;
e
siano benedette tutti i miei scritti che mi danno
e
mi daranno fama, e sia benedetto ilmio pensiero,
che
è rivolto solo a lei ed a nient'altro.
In
questo sonetto Petrarca racconta il luogo e il modo in cui vide per la prima
volta Laura. Non è una dichiarazione d’amore: il poeta esprime infatti il suo
dissidio interiore. Racconta il momento in cui fu colpito dalle frecce
dell’Amore. Benedice tutti i sentimenti che lo legano alla donna concludendo
che Laura è l’unica donna che può averne parte.
Nel
sonetto “Benedetto sia ‘l giorno e ’l mese e l’anno”si capisce che Petrarca
associa l’incontro avvenuto con Laura ad un fatto non casuale, un evento
guidato da una volontà ineluttabile,associandolo ad un miracolo;il sonetto
strutturato in maniera simmetrica viene rafforzato
dall’enumerazione(elenco:e,e,e,….)e dalle ripetute anafore all’inizio delle
quartine e terzine,le quali riprendono il termine “benedetto”. Viene ripreso lo
stile stilnovistico,in quanto ogni riferimento a Laura viene commemorato e
idealizzato;ritorna l’ immagine della donna,creata dal sogno,dalla fantasia e
dalla memoria. Il poeta benedice anche i momenti negativi della propria
esistenza, sottolineando il concetto di donna,come essere superiore rispetto
all’uomo,la quale dona gentilezza d’animo. Egli non mostra rimpianti nel
descrivere le sue sofferenze,anzi sembra andarne fiero,forse perché dimostrare
la propria sensibilità verso Laura rendeva il suo corteggiamento più
limpido,accentuando l’idea di un amore inappagato. In antitesi vi è l’altro
sonetto,nel quale l’autore si accorge della propria debolezza di volontà,non
riuscendo a non amare Laura,e così invoca pietà verso Dio,confessando la sua
tremenda passione che divampa nel suo cuore, nel guardare con meraviglia i suoi
movimenti troppo attraenti. Chiede al Signore di aiutarlo a ritornare ad
un’esistenza più ligia e di sconfiggere il diavolo che tramite la sua amata lo
provoca a commettere peccati. Il problema del rimorso e del pentimento sboccia
in un’analisi in cui viene descritto il passato,come tempo della debolezza e
dell’errore e il futuro come attesa della liberazione e del riscatto .Il
sonetto viene strutturato come una preghiera a Dio, in cui l’invocazione ad
Egli viene seguita dal ricordo del tempo perduto nel vaneggiamento e nella
colpa;l’opera si apre e si chiude facendo riferimento a due preghiere
importanti(Padre nostro e il Miserere) per rafforzare l’idea spirituale.
Ed
è proprio grazie a questi due testi che riusciamo a scorgere il conflitto
interiore del Petrarca,il quale si trova continuamente combattuto fra il
richiamo dei beni terreni e il bisogno a condurre una vita più pura indirizzata
alla salvezza interiore. Una battaglia attraverso la quale il poeta non
riuscirà a trovare pace,vedendo anche nella morte solamente tempesta,al
contrario di Dante che, scrivendo la Commedia, riuscirà a giungere ad una
purificazione.
Figure
Retoriche:
Dal
1° al 3° verso: dal primo rigo sino a giunto è enumerazione.
Al
4° verso: dato che gli occhi non possono legare vi è una metafora.
5°
verso: enjambement
6°
verso: personificazione di amore.
7°
verso: anafora.
8° verso: metafora,
dolore d'amore come piaga.
9°
verso: enjambement.
11°
verso: enumerazione per polisindeto, anafora.
12°
verso: enjambement.
13°
verso: chiasmo fra nome e pronome
favola
Enciclopedie on line TRECCANI
favola Breve
narrazione per lo più in versi. Quando si parla di f. come genere letterario,
ci si riferisce comunemente a quella i cui caratteri fondamentali furono
segnati già da Esopo e universalmente diffusi da Fedro: essenziale è che essa racchiuda una verità morale o
un insegnamento di saggezza pratica e che vi agiscano (a volte insieme a uomini
e dei) animali o esseri inanimati, sempre però tipizzazioni e quasi
stilizzazioni di virtù e di vizi umani. Da notare però che l’animale perde
talvolta, e sempre più frequentemente quanto più ci si avvicina ai tempi
moderni, ogni caratterizzazione psicologica peculiare, diventando semplice
pretesto per introdurre la conclusione morale. È difficile distinguere la f.
dall’ apologo, se non forse per il fatto che in questo possono
agire anche solo uomini e il fine morale è assolutamente predominante, sì che
non si ha neppure il tentativo di personalizzare i protagonisti; similmente è
difficile distinguere l’apologo dalla parabola, se non per il fatto che
quest’ultima parola è ormai riservata agli apologhi evangelici. Possibile
invece, e necessario, distinguere la f. dalla fiaba anche se il confine
tra esse è incerto, tanto che le due parole sono talvolta impropriamente usate
l’una invece dell’altra.
ell’Oriente ario/">ario, specialmente in India, la f.
raggiunse un alto grado di elaborazione letteraria, di cui restano documento
famose raccolte come il Pañcatantr a e il Hitopadeśa. Nel mondo occidentale, creatore della f. fu Esopo ; ma, anche se f. si incontrano sporadicamente in
vari scrittori greci e latini, colui che ne fissò il genere fu Fedro. Proprio a
lui fa riferimento la copiosa tradizione favolistica medievale, anche se ciò
non avviene per conoscenza diretta bensì attraverso i rifacimenti contenuti nel Romulus, titolo, forse dal nome del compilatore, di una
raccolta diffusa nel 12° secolo. Alla materia di Fedro si aggiunsero però
presto elementi nuovi provenienti dall’antichità e dall’Oriente e dalle nuove
condizioni di vita e di cultura; centro principale di diffusione della
favolistica medievale, dal 7° al 14° sec., fu la Francia del Nord.
Il Medioevo presenta poi un altro tipo di f.: l’epopea animalesca, che si
aggira intorno alla volpe e al lupo (ted. Reinhart e Isengrim), e il cui più cospicuo documento è il Roman de Renard, opera di vari autori della Francia
settentrionale e di vari periodi che ebbe imitazioni, continuazioni,
rimaneggiamenti per più secoli. Il Quattrocento amò poco la f. moralizzante, ma
la rinnovò il Cinquecento e l’apprezzarono Lutero e Melantone; fra gli Italiani ricordiamo A. Firenzuola (La
prima veste dei discorsi degli animali, 1541) e A.F. Doni (La
moral filosophia, 1552).
L’età barocca, in Italia , Spagna, Germania , trascurò la f., anche se coltivò la fiaba (e
basti ricordare, in Italia, Lo
cunto de li cunti del napoletano G. Basile); invece proprio allora, in Francia, J. de La Fontaine pubblicò
(a partire dal 1668) le sue stupende Fables, destinate ad avere tanto influsso sulla
favolistica posteriore. Il Settecento, illuministicamente didascalico, fu l’età
aurea della f., la cui teoria fu allora formulata da G.E. Lessing (1759);
fra gli Italiani ricordiamo A.
Bertola , autore
anche di un Saggio
sopra le favole(1788), L. Pignotti, T. Crudeli, G.B. Roberti, L. Fiacchi (il Clasio) ecc. I
romantici, che pur predilessero la fiaba, respinsero la f. come troppo
didascalica e poco ingenua. Una grandiosa epopea animalesca è costituita da The jungle book di R. Kipling (1894-95),
che però è altra cosa dalla f. e dalla fiaba. Alla tradizione favolistica vera
e propria si riallaccia invece Trilussa, mentre G. Rodari(Favole al telefono, 1961) ha rinnovato lo spirito educatore tipico/">tipico delle f. stesse.
fiaba
Enciclopedie on line TRECCANI
fiaba Racconto
di avventure in cui domina il meraviglioso, negli episodi come nei personaggi,
anonimo e popolare, di fonte etradizione
orale (➔ favola). La f. ebbe sin dai tempi remoti
vastissima diffusione nel mondo indoeuropeo, quale importante genere della
narrativa orale d’intrattenimento. Dal punto di vista letterario, ebbe grande
sviluppo in Oriente (Mille e una notte),
mentre in Occidente fu in epoche diverse utilizzata a fini artistici da
scrittori che ne fecero pretesto per elaborazioni raffinate nella loro
apparente ingenuità e primitività, o, ispirandosi al modello popolare, ne
composero di nuove, anche di genere teatrale: le cosiddette f. drammatiche (di cui sono un esempio
nell’Inghilterra elisabettiana il Sogno di una notte di mezza estate e La tempesta di Shakespeare).
Il Romanticismo apprezzò la f. come
espressione di una poesia ingenua: con Wilhelm Karl e Jabob Ludwig Karl Grimm iniziò
la raccolta sistematica di f. popolari, presto diffusasi in tutta Europa.
Le antologie diedero impulso agli studi sulla f., che nella ricorrenza dei
motivi narrativi videro confermata l’antichità della f. stessa. Alla cosiddetta
Scuola finnica di A. Aarne e S. Thompson si deve la redazione, nei primi
decenni del 20° sec., di grandi indici internazionali di tipi e motivi. Per
altro verso, sulla scorta delle teorie evoluzioniste, si credette che le f.
recassero testimonianza di credenze, costumi e riti delle fasi storiche più
arcaiche dei popoli che le narravano. In parziale sintonia con quest’ultimo
approccio si pone l’opera del sovietico V. Propp, cui si
deve il primo, fondamentale studio morfologico della fiaba. Gli studiosi di
scuola psicanalitica (per es., B. Bettelheim), invece, individuano nei temi e nei
personaggi della f. le stesse immagini simboliche che affiorano nel sogno.
In Italia,
elaborazioni letterarie di materiale fiabesco si ebbero fin dal Rinascimento
con G. Straparola (Le piacevoli notti, 1550-53), nell’età barocca con G. Basile (Lo cunto de li cunti,
1634-36) e negli ultimi decenni del 18° sec. con C. Gozzi, che oppose le sue f. teatrali
all’asserito «tritume» realistico di C. Goldoni. Una raccolta sistematica di f. popolari
iniziò alla fine del 19° sec., con netto ritardo sugli altri paesi europei, a
opera di letterati e folcloristi come V. Imbriani, A. De Gubernatis, D. Comparetti, G. Pitré, J. Visentini e altri, con criteri e
metodi tra loro alquanto diversi.
Rielaborazioni delle f. nel campo della
letteratura per bambini si debbono a L. Capuana (C’era una volta ...,
1882), a G. Gozzano (La principessa si sposa. Fiabe, 1917) e a I. Calvino, che tradusse dai dialetti 200 tra le f.
più rappresentative del folclore italiano, pubblicandole in una raccolta (Fiabe italiane, 1956).
mercoledì 23 settembre 2015
domenica 20 settembre 2015
sabato 12 settembre 2015
Prova ingresso abilità di lettura
materiali:
cronometro
cosa
fa l’alunno: legge il brano ad alta voce da un articolo di giornale
cosa
fa l’esaminatore
legge il titolo , non interviene per correggere , indica
col dito la riga giusta se l’alunno salta la riga , se una pausa è superiore a
5 secondi legge la parola seguente.
Annota il tempo di lettura (max 5 minuti)
Segna gli errori su una scheda di verifica
Valutazione:
Moltiplicare il tempo di lettura per 100 e dividere il
tutto per il numero di sillabe. Confrontare il risultato con la sottostante
tabella.
Se non si
possiedono i brani MT, si possono utilizzare brani tratti dall'antologia o dal
libro di italiano, della stessa classe frequentata dal bambino/ragazzo, giusto
per avere una prima idea della situazione. Non sarà certo il genitore o
l'insegnante, comunque, ad emettere una diagnosi!
Finale
III media
VELOCITA’
DI LETTURA MEDIA= 5.34 s /s
Deviazione
standard 1.06 s/s
|
Finale
I SUPERIORE
VELOCITA’
DI LETTURA MEDIA=4.75 s /s
Deviazione standard 1.0 s/s
|
Finale
II SUPERIORE
VELOCITA’
DI LETTURA MEDIA=6.14 s /s
Deviazione standard 1.25 s/s
|
Finale
III SUPERIORE
VELOCITA’
DI LETTURA MEDIA=6.55 s /s
Deviazione standard 1.15 s/s
|
Media = numero di sillabe lette al secondo dai normolettori di una particolare
fascia d’età (esiste anche la media per il numero di errori);
- Deviazione standard = è un sorta di intervallo entro il quale la media
può oscillare;
Ad esempio, in terza elementare (secondo alcune tabelle) la media nazionale per velocità di
lettura è di 2,99 sill/sec e la deviazione standard di 1,1 sill/sec.
Per definizione diagnostica, se la velocità di lettura di un soggetto si
discosta dalla media di 2 deviazioni standard, verso il punteggio inferiore,
allora il soggetto è certificabile come dislessico.
Prendendo l’esempio della terza elementare:
- un normo-lettore dovrebbe leggere intorno ai 2,99 sill/sec:
a) calcolo due deviazioni standard (1,1 x 2 = 2,2);
b) le sottraggo alla media: 2,99 – 2,2 = 0,79 sill/sec
0,79 sill/sec è il limite sotto il
quale un soggetto di terza elementare rientrerebbe nella diagnosi di dislessia.
Ecco due esempi:
Marco ed Enrico sono due bambini che frequentano la terza elementare, hanno difficoltà di lettura e possiedono un quadro neuropsicologico simile (QI, attenzione, memorie, linguaggio…).
Marco ed Enrico sono due bambini che frequentano la terza elementare, hanno difficoltà di lettura e possiedono un quadro neuropsicologico simile (QI, attenzione, memorie, linguaggio…).
Marco, rispetto ai suoi compagni, impiega circa il triplo del tempo: se
loro terminano la lettura di un brano in 10 minuti, Marco ne impiegherà più di
30 (legge ad una velocità di circa 0,70 sill/sec invece di 3,01); è molto
probabile che dopo 12-13 minuti sia stremato e si demoralizzi vedendo il resto
della classe già impegnato in altri compiti. Potrebbe, inoltre, essere giudicato
svogliato o poco intelligente.
Enrico, invece, impiega quasi il doppio del tempo a leggere lo stesso brano
(legge 1,50 sill/sec).
Dopo un primo esame diagnostico, Marco è certificabile come dislessico
(0,70<0 critica="" enrico="" la="" mentre="" sec="" sill="" soglia="" sopra="" trovandosi="">0,79 sill/sec) non viene certificato, anche se vive un disagio
notevole.
Nella valutazione di Marco ed Enrico, dovrebbe essere prassi eseguire
un’indagine approfondita, una diagnosi neuropsicologica funzionale.
Marco, certificato a tutti gli effetti come dislessico, dovrà iniziare un
percorso abilitativo e di potenziamento presso specialisti, ma anche Enrico,
pur non essendo “etichettato” come dislessico dovrà essere seguito e potenziato
negli aspetti che l’indagine diagnostica isola come carenti.
In una classe di 25
alunni ci sono, in media, 1 o 2 bambini certificabili come dislessici. Gli
altri 23/24 leggono ad una velocità che varia dal confine con la dislessia fino
a raggiungere la media normale e oltrepassarla. Gli insegnanti, perciò, hanno
di fronte a loro una situazione estremamente varia: non esiste il "bambino
tipo", esistono 25 bambini diversi per velocità di lettura, QI e
componenti cognitive (attenzione, memorie…).
Dati tratti
dalla rivista Dislessia (Vol. 7, n. 1, gennaio 2010, scritto da Cesare
Cornoldi, Patrizio E. Tressoldi e Nicoletta Perini) .
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